RIEN NE VA PLUS

di e con Francesco Angelone, Tiziana Bertone, Marco Mucaria e Adriana Ribotta
luci di Simona Gallo
coordinamento del progetto Grazia Isoardi
produzione VOCI ERRANTI

Io sono un giocatore di corse a cavalli, non uno qualunque come quei drogati di fortuna che stanno dietro ai numeri, cabale, amuleti e statistiche prive di logica. Io sono un Cocktail di astuzia, furberia e inventiva per analizzare, studiare e organizzare la mia sfida: vincere.

Trailer

Sinossi

Lo spettacolo nasce nell’ambito del Progetto PUNTA SU DI TE- Consorzio Coop Sociale CIS Alba con il sostegno ASL CN1 e CN2, Caritas Diocesana, Ass. Libera di Cuneo e Comuni di Alba, Bra, Cuneo, Fossano, Mondovì, Saluzzo, Savigliano.

La situazione attuale, nel nostro paese, a proposito del gioco d’azzardo in tutte le sue forme, dalle macchinette al gioco on-line, è alquanto grave ed allarmante.

Da tempo i servizi sociali e i professionisti del settore mandano appelli allo Stato e alla popolazione perinformare e denunciare il fenomeno pericoloso e dilagante chiedendo interventi di prevenzione e di cura immediati.

È un’epidemia. Una malattia nuova che contagia molti.

Nessuno può ritenersi esente.

Adolescenti, pensionati, disoccupati, liberi professionisti ed imprenditori, donne e uomini tutti alla ricerca dell’oro e di nuove sensazioni adrenaliniche per riempire la giornata.

RIEN NE VA PLUS è la storia di tre persone normali che non si ritengono dipendenti dal gioco e che hanno un urgente bisogno di denaro, per questo sono disposti a tutto.

Tre cugini, un giocatore con la passione per i cavalli, una donna apparentemente realizzata in tutto e molto ambiziosa ed un giovane particolarmente legato ai riti della cultura meridionale si ritrovano in occasione della lettura del testamento della zia defunta.

Tre vite normali, tre solitudini che non ammettono i propri fallimenti e che si rifugiano nel gioco come possibilità di rivincita e di soluzione al vuoto esistenziale.

Un quarto personaggio in scena rappresenta la figura del notaio, la dea della fortuna e la voce statistica del presente. Man mano che la storia si dipana i tre protagonisti prendono consapevolezza del dramma in cui si sono persi e non possono che fare i conti con i dati dell’ulteriore fallimento.

Il linguaggio drammaturgico è quello della narrazione, scorrevole e ricco di ironia, musica e divertimento ma non per questo privo di tragedia; la tragedia di chi alla fine del gioco scopre di non essere più il protagonista della propria vita, ma l’ingranaggio di un meccanismo malato e perverso.

Nel gioco hanno perso affetti, patrimoni, relazioni, salute e libertà.

Non solo le tasche sono vuote, il gioco ha fatto terra bruciata nelle loro vite.

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