GIUST’ORTO

Ecco i primi frutti del nuovo progetto GIUST’ORTO che Voci Erranti ha attivato nella Casa di Reclusione di Saluzzo. Mario, Salvatore, con l’aiuto di Francesco e di Paolo hanno iniziato a zappare un pezzo di terra e togliendo pietre ed estirpando gramigna i semi hanno germogliato e i frutti stanno maturando.

L’iniziativa, coordinata dalla Direzione e dall’Area Educativa dell’Istituto, ha come obiettivo quello di creare nuove opportunità lavorative per i detenuti attraverso la coltivazione delle aree verdi del carcere.

Da SABATO 25 GIUGNO saremo sempre presenti, con bancarella, al MERCATO D’LE FUMNE di Saluzzo in Via Volta. Da GIUST’ORTO alla CITTÀ, altra tappa delle Voci Erranti, altro ponte tra il dentro e il fuori!

DIARIO ORTOLANO

Prima era un campo di pietre e di gramigna, ora si raccolgono zucchine e lamponi. La determinazione e il sudore di Mario e Salvatore, uniti ad una grande passione per la terra, sono stati fondamentali per far germogliare tutti i semi riposti. Giust’Orto si chiama perché desideriamo ricordare il detenuto Giusto che fu il primo, nell’anno 2010, ad essere autorizzato a coltivare un piccolo orto per uscire un’ora al giorno dalla cella. Giusto era un uomo anziano e mite, veniva da una valle vicina a Saluzzo, era uomo della terra che conosceva bene il duro lavoro del contadino. Quando lo incontravo nei corridoi profumava di basilico e, ridendo, mi diceva “ In questo posto la terra è ancora più bassa “

Ora sono Mario e Salvatore ad essere i custodi di un rettangolo di terra, chiuso dal grigio muro di cinta e da una rete di metallo che non impediscono allo sguardo di poter osservare il verde circostante e un pezzettino di Monviso.

Che meraviglia! Stamane le coccinelle sono tantissime e anche loro sembrano felici di incontrarci.

Mario ha preparato il macerato di ortiche da usare come antiparassitario, Salvatore ha messo l’insalata sotto la branda per ripararla dal troppo caldo ed ha imparato a sfoltire le piante di pomodori. Per ogni fragola che matura c’è una soddisfazione a mille e di giorno in giorno lo stupore contagia anche tutti i detenuti che abitano le celle attigue all’orto. Dietro le grate si affacciano tanti occhi e mani di persone sconosciute e tutti partecipano alla buona crescita dei prodotti, chi urlando all’avvicinarsi del corvo, chi cantando, chi sostenendo il sudore di Mario e di Salvatore con battute spiritose e divertenti

Oggi, una troupe di RAI 3 è venuta in carcere per un servizio dell’inaugurazione del Polo Universitario dell’Istituto ed ha registrato anche l’orto.  “ È la prima volta, in 36 anni, che vado in televisione. Quanto sarà contenta mia madre! “  Salvatore, per la troppa emozione, non ha dormito la notte, Mario dice che non bisogna montarsi la testa e che bisogna pensare a piantare le cime di rapa, i cavoli, raccogliere le cipolle, togliere l’erba dall’insalata ….Intanto i pomodori maturano, le zucchine crescono e le melanzane sembrano essere orgogliose di trovarsi in quell’orto.

Mario mi fa leggere un suo scritto:

“Una volta i giardini erano diversi. Il cielo li illuminava con una splendida luce, tutti i colori brillavano luccicanti. A quel tempo io stesso ero felice. La mia vita era una festa continua e mi sentivo sempre a mio agio. Compravo Ferrari e regalavo pellicce e diamanti, facevo viaggi di lusso, credevo che tutto fosse mio inseguendo benefici e gradevolezze . in questo delirio egotico compravo la vita delle persone e il giardino della vita aveva perso il suo fascino, i suoi profumi, i suoi colori. Pian piano ho perso tutto quello che avevo accumulato sottraendolo agli altri. Non mi curavo neppure di mantenere il mio giardino, non rimuovevo neppure le piante morte a testimonianza del mio cattivo esempio ai giovani del futuro.

Ora non vedo più il cielo nella sua immensità, la mia vita è monotona, vado avanti e indietro come una marionetta, non riesco neppure ad apprezzare il tempo delle stagioni con i loro frutti e colori.

Mi sono autoingannato ed ora ne pago il prezzo. Prima era giusto solo quello che facevo io mentre tutto il resto cadeva a pezzi, ora sono io caduto in tanti pezzi e, con fatica, cerco di coltivare qualche fiore e un po’ della mia dignità. “                                                                                                                giugno 2022                           

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